Sottrazione di minore: sì al divieto d’espatrio con decreto d’urgenza inaudita altera parte
Il genitore può impedire il trasferimento all’estero in via cautelare nel ricorso per l’affidamento del figlio (Trib. Como, decreto 15 settembre 2020)
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È concedibile un divieto di espatrio del minore, nel ricorso per l’affidamento del figlio nato fuori dal matrimonio, con decreto inaudita altera parte, onde prevenire la sottrazione internazionale di minori.
Con decreto del 15 settembre 2020 (testo in calce) il Tribunale di Como ha disposto in via d’urgenza ed inaudita altera parte il divieto di espatrio di un minore fissando al contempo un’udienza di comparizione personale delle parti al solo fine dell’esame del ricorso cautelare.
Il Tribunale ha ritenuto rilevanti le condotte della madre che, nonostante il diniego del padre, voleva condurre il figlio fuori dal territorio nazionale nonché le doglianze del ricorrente circa le intenzioni della madre di escludere il padre dalla vita del figlio.
La vicenda
La controversia oggetto dei provvedimenti del Tribunale di Como è oltremodo complessa: i genitori, un uomo italiano e una donna con doppia cittadinanza russa e tedesca, immediatamente dopo la nascita del figlio, avvenuta in Svizzera, si trasferiscono in Italia.
La madre dopo pochi mesi esprime la propria intenzione di volersi recare, unitamente al figlio, in Svizzera dove ha un impiego. Il padre che vive e lavora in Italia si oppone al trasferimento allegando il fatto che la madre, sin dalla nascita, ha tentato di escluderlo dalle scelte inerenti al figlio.
La decisione
Preliminarmente il Collegio ha ritenuto la sussistenza della giurisdizione italiana. Difatti sia per la normativa interna (art. 37 L. 218/1995) che per quella internazionale (Convezione dell’Aja del 19.10.1996) e comunitaria (Regolamento Bruxelles II bis) occorre avere riguardo alla residenza abituale del minore, anche nell’ipotesi in cui il minore sia un lattante, ritenendo quindi inconferente l’eccezione di parte resistente della nascita in Svizzera del minore.
Una volta accertata la giurisdizione italiana il Collegio ha analizzato la vicenda cercando di tutelare il benessere del figlio minore.
Nel caso di specie la condotta della madre era stata provata allegando al ricorso cautelare prove documentali quali il reperimento di una nuova abitazione e la richiesta di assistenza all’ambasciata tedesca in Svizzera, dalle quali si evinceva la volontà della resistente di lasciare il territorio nazionale nonostante il dissenso del padre.
Sulla base delle allegazioni di parte ricorrente il Tribunale ha quindi deciso con decreto inaudita altera parte il divieto di espatrio del minore fissando un’udienza di comparizione personale della parti nella quale discutere unicamente la fase cautelare.
A seguito dell’udienza il Collegio, con decreto del 30 settembre 2020 (testo in calce), ha confermato il divieto di espatrio ritenendo che “ sulla questione dell’espatrio del minore rilevi non solo la forte conflittualità in atto tra le parti – che induce prudenza onde prevenire situazioni di indebita sottrazione dello stesso dall’esercizio della responsabilità ai danni di un genitore – ma anche l’assenza allo stato della possibilità di rilascio documenti validi per l’espatrio”
Il Tribunale ha inoltre evidenziato che, al fine di tutelare il benessere del minore, il padre abbia dichiarato di poter contare sull’aiuto dei nonni paterni per l’accudimento del figlio in sua assenza.
Tale aspetto merita attenzione, difatti il Tribunale ha implicitamente riconosciuto il ruolo dei nonni nell’accudimento dei minori, ruolo che sovente non viene adeguatamente tutelato né dal legislatore né dai Tribunali ma che spesso si rivela imprescindibile per i genitori, soprattutto se lavoratori.
Il Collegio ha quindi ritenuto, nonostante il minore avesse solo 5 mesi, che il benessere del bambino fosse quello di rimanere con il padre, perlomeno sino all’udienza di comparazione delle parti che deciderà in merito all’affido, mantenimento e collocamento definitivo.
l’affido sia condiviso, il bambino viene collocato presso la madre, soprattutto nel caso in cui il minore sia di età inferiore ai 3 anni.
Nel caso di specie il Collegio, considerate le condotte materne, ha ritenuto invece che il collocamento, ancorché provvisorio, presso la madre non potesse ritenersi adeguato a garantire stabilità e serenità al minore.
Conclusioni
La sottrazione internazionale di minori, in passato fenomeno di scarso rilievo, a causa dell’aumento di filiazioni tra persone di differente nazionalità sta assumendo dimensioni preoccupanti.
Il genitore che voglia impedire il trasferimento del proprio figlio all’estero molte volte si trova impreparato e non sa come affrontare il problema.
Ecco quindi che il ricorso cautelare, onde prevenire possibili sottrazioni di minori, appare lo strumento più idoneo grazie alla sua duttilità.
Child abduction: ban on expatriation by emergency decree inaudita altera parte
The parent can prevent the transfer abroad as a precautionary measure in the child custody appeal (Tribunal of Como, decree of 15 September 2020)
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A ban on the child’s removal abroad may be granted, in the appeal for custody of a child born out of wedlock, by decree inaudita altera parte, in order to prevent international child abduction.
By decree of 15 September 2020 (text below), the Court of Como ordered, as a matter of urgency and without hearing the other party, the prohibition of the child’s departure from the country, at the same time setting a hearing for the personal appearance of the parties for the sole purpose of examining the application for protective measures.
The Court considered relevant the conduct of the mother who, in spite of the father’s refusal, wanted to take the child out of the country, as well as the applicant’s complaints about the mother’s intentions to exclude the father from the child’s life.
The case
The dispute which is the subject of the orders of the Tribunale di Como is extremely complex: the parents, an Italian man and a woman with dual Russian and German citizenship, immediately after the birth of their son, which took place in Switzerland, moved to Italy.
After a few months, the mother expresses her intention to go, together with her son, to Switzerland where she has a job. The father, who lives and works in Italy, opposes the move, alleging that the mother, from the time of the child’s birth, has tried to exclude him from the choices concerning the child.
The decision
As a preliminary point, the Court found that Italian jurisdiction existed. In fact, both under Italian law (art. 37 of Law 218/1995) and international law (the Hague Convention of 19.10.1996) and EU law (Brussels II bis Regulation), the child’s habitual residence must be taken into account, even if the child is an infant, and the respondent’s objection of the child’s birth in Switzerland was deemed irrelevant.
Once the Italian jurisdiction had been established, the board of judges analysed the case with a view to protecting the child’s welfare.
In the case in question, the mother’s conduct had been proved by attaching documentary evidence to the interlocutory application, such as the search for a new home and the request for assistance from the German embassy in Switzerland, which showed the respondent’s intention to leave the country despite the father’s dissent.
On the basis of the plaintiff’s allegations, the Court issued a decree inaudita altera parte prohibiting the child’s expatriation and set a hearing for the parties to appear in person to discuss only the precautionary phase.
Following the hearing, the Court, in a decree dated 30 September 2020 (text below), confirmed the ban on expatriation, stating that “on the issue of the child’s expatriation, not only the strong conflict between the parties is relevant – which calls for prudence in order to prevent situations of undue abduction of the child from exercising responsibility to the detriment of a parent – but also the absence of the possibility of issuing valid documents for expatriation”.
The Court also pointed out that, in order to protect the child’s welfare, the father had stated that he could rely on the paternal grandparents to look after the child in his absence.
This aspect deserves attention, as the Court implicitly acknowledged the role of grandparents in the care of children, a role that is often not adequately protected either by the law or by the Courts but which is often essential for parents, especially if they are workers.
Despite the fact that the child was only five months old, the Board therefore considered that the child’s best interest was to remain with his father, at least until the hearing at which the parties are compared and which will decide on custody, maintenance and definitive placement.
If custody is shared, the child is placed with the mother, especially if the child is under three years of age.
In the present case, considering the mother’s behaviour, the board of arbitrators decided that the placement, even if temporary, with the mother was not adequate to guarantee stability and serenity to the child.
Conclusions
International child abduction, which in the past was a minor phenomenon, is now taking on worrying proportions because of the increase in filiations between persons of different nationalities.
The parent who wants to prevent the transfer of his child abroad often finds himself unprepared and does not know how to deal with the problem.
This is why the precautionary appeal, in order to prevent possible child abduction, appears to be the most suitable instrument thanks to its flexibility.