Posta video con la figlia minore su Tik Tok: madre condannata a rimuoverli
Un padre proponeva reclamo nei confronti del provvedimento che dichiarava inammissibile il ricorso ex art. 700 c.p.c., finalizzato ad ottenere la condanna della ex moglie alla rimozione dai social network di immagini e video della figlia minore, in quanto pubblicati senza il suo consenso.
Il ricorso è fondato. Il Tribunale di Trani, infatti, afferma che «i requisiti del fumus e del periculum vengono valutati anche tenendo conto di elementi quali l’a-territorialità della rete, che consente agli utenti di entrare in contatto ovunque, con chiunque, spesso anche attraverso immagini e conversazioni simultanee, nonché la possibilità, insita nello strumento, di condividere dati con un pubblico indeterminato, per un tempo non circoscrivibile». Secondo i Giudici la madre, postando i video della figlia minore su Tik Tok ha violato diverse norme comunitarie, internazionali e interne: l’art. 8 Reg. n. 679/2016, infatti, considera l’immagine fotografica dei figli come un dato personale, ai sensi dell’art. 4, lett. a), b) e c) del c.d. Codice della Privacy (d.lgs n. 196/2003) e la sua diffusione integra un’interferenza nella vita privata; nel caso di minori di sedici anni, inoltre, occorre il consenso alla pubblicazione da parte di entrambi i genitori e di comune accordo, «senza arrecare pregiudizio all’onore, al decoro e alla reputazione dell’immagine del minore» (art. 97 l. n. 633/41).
Nel caso di specie, manca del tutto il consenso del padre alla pubblicazione dei video: l’accesso al profilo social della moglie, infatti, non può considerarsi come accettazione alla pubblicazione delle foto della minore, così come non rileva l’intervenuta transazione tra i coniugi, non contenente alcun riferimento alla pubblicazione di immagini della figlia sui social.
Per il Tribunale, inoltre, essendo comprovato che la minore all’epoca della pubblicazione dei video avesse nove anni, ricorda che «l’inserimento di foto di minori sui social network costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi in quanto ciò determina la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono essere malintenzionate e avvicinarsi ai bambini dopo averli visti più volte in foto online, non potendo inoltre andare sottaciuto l’ulteriore pericolo costituito dalla condotta di soggetti che taggano le foto on-line dei minori e, con procedimenti di fotomontaggio, ne traggono materiale pedopornografico da far circolare fra gli interessati. Dunque, il pregiudizio per il minore è insito nella diffusione della sua immagine sui social network, sicché l’ordine di inibitoria e di rimozione va impartito immediatamente» (Trib. Mantova, 19 settembre 2017).
Per questi motivi, il Tribunale di Trani accoglie il reclamo e ordina alla madre:
- di rimuovere le immagini, i dati e le informazioni che si riferiscono alla figlia e che sono inseriti nei social network;
- dalla comunicazione del provvedimento, di diffondere immagini, informazioni e dati che si riferiscono alla minore senza il consenso espresso anche del padre;
- di versare 50 euro sul conto della minore per ogni giorno di ritardo nell’eseguire l’ordine di rimozione.
A father lodged a complaint against the decision declaring inadmissible his appeal under Article 700 of the Code of Civil Procedure, seeking an order that his ex-wife remove images and videos of his young daughter from social networks, as they had been published without her consent.
The appeal is well-founded. The Court of Trani, in fact, states that “the requirements of fumus and periculum are also assessed taking into account elements such as the a-territoriality of the network, which allows users to get in touch anywhere, with anyone, often even through images and simultaneous conversations, as well as the possibility, inherent in the tool, to share data with an indeterminate public, for an indefinite time not circumscribed”. According to the Judges, the mother, by posting the videos of her young daughter on Tik Tok violated several EU, international and domestic rules: art. 8 Reg. no. 679/2016, in fact, considers the photographic image of the children as personal data, pursuant to art. 4, lett. a), b) and c) of the so-called Privacy Code (Legislative Decree no. In the case of minors under the age of sixteen, moreover, consent to publication must be given by both parents and by mutual consent, ‘without prejudice to the honour, decorum and reputation of the child’s image’ (art. 97 of Law no. 633/41).
In the present case, the father’s consent to the publication of the videos is completely lacking: access to his wife’s social profile cannot be considered as consent to the publication of the photos of the child, just as the transaction between the spouses, which does not contain any reference to the publication of images of their daughter on social networks, is not relevant.
Moreover, the Court found that, since it had been proven that the child was nine years old at the time of the publication of the videos, it recalled that “the posting of photos of minors on social networks constitutes behaviour that is potentially prejudicial to them in that it results in the dissemination of the images among an indeterminate number of people, known and unknown, who may be ill-intentioned and approach the children after having seen them several times in photos online, not being able to ignore the further danger posed by the conduct of individuals who tag the online photos of children and, with photomontage procedures, obtain child pornography to be circulated among those concerned. Therefore, the harm to the child is inherent in the dissemination of his image on social networks, so that the order of inhibition and removal must be given immediately” (Trib. Mantova, 19 September 2017).
For these reasons, the Court of Trani upholds the complaint and orders the mother:
– to remove the images, data and information referring to her daughter and posted on social networks;
– from communication of the order, to disseminate images, information and data referring to the minor without the express consent also of the father;
– to pay €50 to the child’s account for each day of delay in carrying out the removal order.