Figlio maggiorenne con disabilità: mantenimento e assegnazione della casa famigliare

In presenza di un figlio maggiorenne, portatore di handicap grave trovano applicazione, ai sensi dell’art. 337-septies c.c., le disposizioni relative al mantenimento e all’assegnazione della casa coniugale dettate per i figli minori. Non possono essere assunti provvedimenti di affidamento di un figlio maggiorenne, anche se portatore di handicap grave, che si presume capace di intendere e di volere sino a quando non intervenga un diverso provvedimento nell’ambito di un giudizio di interdizione o di amministrazione di sostegno.

Il caso

Alla luce della CTU espletata sulla figlia nel corso del giudizio, il resistente richiedeva, in via principale, di potersi prendere cura di questa in via diretta ed esclusiva. Conseguentemente chiedeva la revoca dell’assegno di mantenimento della figlia poiché quarantenne laureata nella possibilità di rendersi autosufficiente economicamente. Insisteva altresì per ottenere l’assegnazione della casa coniugale e la revoca dell’assegno di mantenimento nei confronti della moglie, non sussistendo i motivi giustificanti la previsione di un assegno divorzile. La moglie resisteva richiedendo la conferma di quanto previsto nell’omologa di separazione. Domandava perciò l’assegnazione della casa famigliare in quanto corrispondente all’interesse della figlia maggiorenne e non economicamente autosufficiente, il mantenimento in favore della figlia e la concessione dell’assegno divorzile. 

A fronte della divergente prospettazione delle parti, il Tribunale ha in prima battuta valutato se la figlia versasse in una situazione di inerzia nel raggiungimento dell’indipendenza economica.

Espletata la CTU è emerso che la figlia dei coniugi soffriva di un disturbo dello spettro della schizofrenia e che necessitava di un percorso terapeutico riabilitativo continuo presso una struttura comunitaria. La CTU evidenziava altresì l’impossibilità per il soggetto di sostenere un’attività lavorativa continua a causa dell’assenza di consapevolezza della malattia che la portava ad una discontinuità di cura e abbandono del programma terapeutico.

Alla luce delle risultanze, il Tribunale ha concluso ritenendo che la figlia versasse in una situazione personale tale da renderla inidonea allo svolgimento di un’attività lavorativa, il che consentiva di escludere l’inerzia nel raggiungimento dell’indipendenza economica.

Richiamando un proprio precedente, i giudici hanno applicato l’art. 337-septies c.c. in forza del quale si applicano al figlio maggiorenne portatore di un handicap grave le disposizioni relative al mantenimento e all’assegnazione della casa coniugale. Secondo il Tribunale, poi, nel caso di specie non possono, invece, essere assunti provvedimenti di affidamento di un figlio maggiorenne portatore di handicap grave se non a seguito di provvedimenti di tutela (p.e. amministrazione di sostegno) in linea con quanto stabilito dalla Corte di Cassazione. Per questo motivo, la domanda del ricorrente di poter provvedere direttamente ed esclusivamente alla figlia non è stata accolta. La maggiore età della figlia, infatti, ha escluso qualsiasi disamina del regime di affido e collocamento della stessa. Inoltre, dovendosi applicare le disposizioni relative ai figli minorenni per l’assegnazione della casa famigliare, la casa è rimasta assegnata alla resistente. Sin dalla separazione, la figlia infatti ha vissuto nella casa con la madre e nel corso del processo non è emerso la volontà di modificare tale impostazione. Il Tribunale infine ha statuito l’attribuzione di un assegno di mantenimento da parte del ricorrente a favore della figlia, da versare tuttavia alla madre vista la situazione medico-clinica della giovane donna

Il giudizio si è completato con l’invio degli atti alla procura per l’assunzione di ogni iniziativa a tutela degli interessi della figlia.

In the presence of a severely handicapped adult child, pursuant to Article 337-septies of the Civil Code, the provisions relating to maintenance and the allocation of the matrimonial home laid down for minor children shall apply. No custody order may be made in respect of a child who has reached the age of majority, even if severely handicapped, and who is presumed to be able to make decisions on his or her own behalf, until a different order is made in the context of a judgment of disqualification or support administration.

The case

In the light of the CTU carried out on his daughter in the course of the proceedings, the respondent requested, primarily, to be able to take care of her directly and exclusively. Consequently, he requested the revocation of his daughter’s maintenance allowance because she was a 40-year-old university graduate and could not become economically self-sufficient. He also insisted on the allocation of the matrimonial home and the withdrawal of the maintenance allowance to his wife, as there were no grounds for a divorce allowance. The wife resisted, requesting confirmation of the provisions of the homologation of separation. She therefore asked for the family home to be assigned to her, since it was in the best interests of her daughter, who was of age and not economically self-sufficient, and for maintenance to be paid to her daughter, as well as a divorce settlement.

Given the divergent views of the parties, the Court first assessed whether the daughter was in a situation of inertia in achieving economic independence.

After conducting an expert’s report, it emerged that the couple’s daughter suffered from a schizophrenia spectrum disorder and needed ongoing therapeutic rehabilitation in a community facility. The OTC also pointed out that it was impossible for the subject to sustain a continuous work activity due to the lack of awareness of the disease, which led to discontinuity of treatment and abandonment of the therapeutic programme.

In the light of the findings, the Court concluded that the daughter was in such a personal situation as to make her unable to work, which made it possible to exclude inertia in achieving economic independence.

Referring to a precedent of their own, the judges applied Article 337-septies of the Civil Code, under which the provisions relating to maintenance and the allocation of the marital home apply to an adult child with a serious handicap. According to the Court of First Instance, in the present case, no custody measures can be taken in respect of a severely handicapped adult child unless they are based on protective measures (e.g. the administration of support) in line with the Court of Cassation’s decision. For this reason, the applicant’s request to be able to provide directly and exclusively for his daughter was not granted. In fact, the fact that the daughter had reached the age of majority precluded any examination of her custody and placement arrangements. Moreover, since the provisions relating to minor children for the allocation of the family home had to be applied, the home remained with the respondent. Since the separation, the daughter had in fact lived in the house with her mother and during the course of the proceedings there was no evidence of any intention to change that arrangement. Finally, the Court of First Instance decided that the applicant should grant the daughter a maintenance allowance, to be paid, however, to the mother in view of the young woman’s medical condition.

The proceedings were completed by sending the documents to the public prosecutor’s office to take any initiative to protect the daughter’s interests.