Come poter esigere le somme maturate a titolo di mantenimento dei figli dal momento del deposito del ricorso alla statuizione finale? Basta un semplice precetto con notifica del titolo esecutivo oppure il decreto ingiuntivo come per le spese straordinarie oppure occorre altro?

Il mantenimento è un obbligo che può sorgere tanto dalla separazione giudiziale che da quella consensuale; in entrambi i casi si è posto il problema di individuare il dies a quo dal quale calcolare le somme da versare a tale titolo.
Se con riguardo alla separazione giudiziale, la giurisprudenza, dopo un lungo dibattito, è giunta alla conclusione (oramai consolidatasi) della decorrenza dell’assegno di mantenimento non dalla data della sentenza che dichiara i coniugi separati, ma dal momento della domanda giudiziale (cfr., ex multis, Cass. civ., sez. VI, ord., 3 luglio 2013, n. 16671; Cass. civ., sez. I, sent. 3 febbraio 2017, n. 2960; Cass. civ., sez. VI, ord. 5 febbraio 2018, n. 2687), analogo dibattito non ha interessato l’altro caso – quello relativo alla separazione consensuale – ove l’alternativa si poneva tra la decorrenza a far data dalla pubblicazione del provvedimento di omologazione da parte del Tribunale e la retroazione al momento del deposito del ricorso congiunto. Soltanto recentemente la giurisprudenza si è espressa sul tema, adottando, mutatis mutandis, la medesima soluzione valida per la separazione giudiziale: la decorrenza dell’assegno di mantenimento inizia dal deposito del ricorso congiunto (cfr. Cass. civ., sez. III, sent. 22 dicembre 2021, n. 41232).
Occorre, infatti, ricordare che, in sede di separazione consensuale, l’accordo dei coniugi acquista efficacia con l’omologazione del giudice. Tale provvedimento consente all’accordo di produrre i propri effetti i quali, però, decorrono, se non è previsto diversamente, già dal deposito del ricorso congiunto, essendo questo il momento che rende definitiva la manifestazione di volontà dei coniugi e la valutazione che essi fanno in relazione alla rispondenza degli accordi ai loro interessi.
Ciò premesso, veniamo al quesito con cui si chiede quale sia lo strumento processuale per chiedere ed ottenere le somme a titolo di mantenimento. Senza dar qui conto del lungo percorso compiuto dalla giurisprudenza per arrivare all’attuale orientamento, sia sufficiente qui ricordare che le spese straordinarie, intese quali spese imprevedibili e imponderabili e, dunque estranee alle normali consuetudini di vita, non sono comprese nell’assegno di mantenimento (cfr. Cass. civ., sez. I, ord. 13 gennaio 2021, n. 379) e che il principio, affermato dagli stessi giudici di legittimità, è quello per il quale, il creditore che abbia ottenuto una pronuncia di condanna nei confronti del debitore esaurisce per ciò stesso il proprio diritto di azione e non può, per difetto di interesse, richiedere ex novo un altro titolo contro il medesimo debitore per la medesima ragione ed oggetto semprechè, però, il comando sia idoneamente delimitato e quantificato, in relazione all’esigenza di certezza e liquidità del diritto che ne costituisce l’oggetto, o comunque lo possa essere in forza di elementi in modo idoneo indicati nel titolo stesso ed all’esito di operazioni meramente materiali o aritmetiche (sul principio, ex multis: Cass. civ., sez. lav., ord. 6 giugno 2003, n. 9132, Cass. civ., sez. VI, ord. 5 febbraio 2011, n. 2816).
Fermo quanto sopra, il principio appena menzionato, se declinato con riferimento al quesito in esame, comporta che tanto la sentenza quanto il decreto di omologa – quando regolamenta i rapporti sostanziali tra le parti e indica quali siano i diritti e gli obblighi scaturiti dalla separazione – possono essere direttamente eseguiti in quanto titoli esecutivi (art. 474, comma 2, nn. 1 e 3, c.p.c.). E, a tal fine, occorrerà, in primo luogo, notificare (insieme al titolo esecutivo) un atto di precetto (art. 480 c.p.c.) che è l’atto iniziale del procedimento di esecuzione. Resta sottinteso che, se ritenuto utile, si potrà far precedere tale notifica da un atto di diffida stragiudiziale al fine di verificare la volontà del debitore di adempiere spontaneamente.
Maintenance is an obligation that can arise both from legal separation and from separation by mutual consent; in both cases the problem has been to identify the starting point from which to calculate the sums to be paid in this respect.
With regard to legal separation, case law, after a lengthy debate, has come to the conclusion (now consolidated) that the starting point for the payment of maintenance allowance is not the date of the judgment declaring the spouses separated, but the date of the legal application (see, ex multis, Civil cassation, section VI, ord., 3 July 2013, no. 16671; Civil cassation, section I, judgment 3 July 2013, no. 16671; Civil cassation, section I, judgment 3 July 2013, no. 16671), I, judgment no. 2960 of 3 February 2017; Civil cassation, section VI, ordinance no. 2687 of 5 February 2018), a similar debate did not take place in the other case – that of separation by mutual consent – where the alternative was between the starting date of the publication of the court’s homologation order and the retroactive date of the filing of the joint application. Jurisprudence has only recently expressed itself on this issue, adopting, mutatis mutandis, the same solution valid for legal separation: the starting date of the maintenance allowance is the filing of the joint appeal (see Court of Cassation, section III, judgment 22 December 2021, no. 41232).
It should be remembered that, in the case of separation by mutual consent, the spouses’ agreement takes effect when it is approved by the court. This measure allows the agreement to take effect, which, however, begins, unless otherwise provided, as soon as the joint application is lodged, since this is the moment that makes the spouses’ expression of intent and their assessment of whether the agreements correspond to their interests definitive.
This being the case, we come to the question as to which procedural means can be used to claim and obtain maintenance payments. Without giving an account of the long path taken by case law to arrive at the current orientation, it is sufficient to recall that extraordinary expenses, understood as unforeseeable and imponderable expenses and, therefore, extraneous to the normal habits of life, are not included in the maintenance allowance (see Cass. civ, section I, ord. 13 January 2021, no. 379). 379) and that the principle, affirmed by the same judges of legitimacy, is that, the creditor who has obtained a sentence against the debtor exhausts his right of action and cannot, for lack of interest, request ex novo another title against the same debtor for the same reason and object provided that, however, the order is suitably delimited and quantified, in relation to the need for certainty and liquidity of the right that constitutes its object, or can be so on the basis of elements suitably indicated in the order itself and at the outcome of merely material or arithmetical operations (on the principle, ex multis: Cass. Civ, on the principle, ex multis: Civil cassation, section of labour, order no. 9132 of 6 June 2003, Civil cassation, section VI, order no. 2816 of 5 February 2011).
Notwithstanding the above, the above-mentioned principle, if applied to the question at hand, implies that both the judgment and the decree of homologation – when they regulate the substantial relations between the parties and indicate the rights and obligations arising from the separation – can be directly enforced as enforceable titles (art. 474, paragraph 2, no. 1 and 3, Code of Civil Procedure). To this end, it will be necessary, in the first place, to serve (together with the enforcement order) a writ of execution (art. 480 CCP), which is the initial act of the enforcement procedure. It goes without saying that, if deemed useful, this notification may be preceded by an out-of-court warning in order to verify the debtor’s willingness to perform spontaneously.