La funzione tripartita dell’assegno divorzile rileva anche nei giudizi di revisione Ripartite function of divorce allowance also relevant in review judgments
2 LUGLIO 2021 | Separazione e divorzio | Mantenimento del coniuge
Con un’interessante pronuncia, la n. 12800 del 13 maggio 2021, la Cassazione ha affermato che la funzione tripartita dell’assegno divorzile deve orientare l’indagine anche nei giudizi di revisione, ove sia stata accertata la sopravvenienza di fatti nuovi, quali il venir meno dello squilibrio economico-patrimoniale tra gli ex coniugi.
Nel caso di specie, la Corte d’ Appello di Bologna accoglieva parzialmente il reclamo proposto dall’ex-moglie e, in riforma del decreto del Tribunale di Reggio Emilia da costei impugnato, con il quale era stato revocato l’assegno divorzile di € 700,00 disposto in suo favore, riconosceva il diritto della signora alla corresponsione di un assegno divorzile, riducendone l’importo da € 700,00 a € 350,00.
Avverso il suddetto provvedimento l’ex marito proponeva ricorso per cassazione, lamentando, con il primo motivo, che il decreto impugnato avesse violato l’art. 5 della legge sul divorzio, laddove, in sede di modifica delle regolamentazioni economiche, aveva riconosciuto all’ex coniuge il diritto all’assegno divorzile.
Difatti, ad avviso del ricorrente era stato accertato il venir meno di un’apprezzabile sperequazione reddituale tra gli ex coniugi e nel processo non erano emersi elementi di prova sulla funzione compensativo-perequativa dell’assegno divorzile.
Sul punto, la Suprema Corte ha ritenuto la fondatezza del suddetto motivo di ricorso, richiamando il suo più recente orientamento, consolidatosi a seguito della pronuncia n. 18287/2019, secondo cui “la sproporzione economica di non modesta entità tra situazioni patrimoniali complessive degli ex coniugi si configura come prerequisito fattuale e non è più fattore primario per l’attribuzione dell’assegno divorzile (cfr. Cass. n. 32398/2019)”.
In particolare, “la rilevanza dell’inadeguatezza dei mezzi dell’ex coniuge richiedente va accertata considerando che l’assegno è finalizzato a garantire un livello reddituale parametrato alle pregresse dinamiche familiari ed è perciò necessariamente collegato, secondo la composita declinazione delle sue tre componenti – assistenziale, perequativa e compensativa –, alla pregressa storia coniugale e familiare, senza che sia consentito travalicare nell’indebita locupletazione ai danni dell’altro coniuge”. Pertanto, “la natura perequativo-compensativa, che discende direttamente dalla declinazione del principio di solidarietà, conduce, quindi, al riconoscimento di un contributo volto a consentire al coniuge richiedente non il conseguimento dell’autosufficienza economica sulla base di un parametro astratto, bensì il raggiungimento in concreto di un livello reddituale adeguato al contributo fornito nella realizzazione della vita familiare, in particolare tenendo conto delle aspettative professionali eventualmente sacrificate”.
In particolare, la Suprema Corte ha chiarito che tale innovativo indirizzo deve orientare l’indagine anche nel giudizio di revisione dell’assegno divorzile, ove, come nel caso in esame, venga accertata dai giudici di merito la sopravvenienza di fatti nuovi.
La Corte di Cassazione ha ritenuto che, nel caso in esame, “la Corte di merito…si è limitata a richiamare la durata della convivenza matrimoniale e la nascita di una figlia e non ha svolto alcuna indagine volta ad accertare se e in che misura il sopravvenuto venir meno dello squilibrio economico-patrimoniale tra gli ex coniugi abbia inciso, nel caso concreto, sulla finalità dell’assegno divorzile”.
La Corte di Cassazione ha, pertanto, accolto il primo motivo di ricorso dell’ex marito, cassando il decreto impugnato nei limiti del motivo accolto e rinviando la causa alla Corte di Appello di Bologna, in diversa composizione.
Ripartite function of divorce allowance also relevant in review judgments
2 JULY 2021 | Separation and divorce | Spousal support
With an interesting ruling, the No. 12800 of May 13, 2021, the Supreme Court has stated that the tripartite function of the divorce allowance must guide the investigation even in judgments of review, where it was found the emergence of new facts, such as the disappearance of the economic and financial imbalance between the former spouses.
In the case in question, the Bologna Court of Appeal partially upheld the complaint lodged by the ex-wife and, in reforming the decree of the Court of Reggio Emilia which she had appealed against, revoking the divorce allowance of € 700.00 granted in her favour, recognised her right to payment of a divorce allowance, reducing the amount from € 700.00 to € 350.00.
The ex-husband appealed to the Court of Cassation against this decision, claiming, in the first place, that the contested decree had violated art. 5 of the divorce law, where, in the modification of the economic regulations, it had recognized the ex-husband’s right to a divorce allowance.
In fact, according to the appellant, it had been ascertained that an appreciable disparity in income between the former spouses had ceased to exist, and no evidence had emerged in the course of the proceedings regarding the compensatory and equitable function of the divorce allowance.
On this point, the Supreme Court held the merits of the aforementioned ground of appeal, recalling its most recent orientation, consolidated following the ruling no. 18287/2019, according to which “the economic disproportion of no small amount between the overall financial situations of the former spouses is configured as a factual prerequisite and is no longer a primary factor for the allocation of the divorce allowance (see Cass. no. 32398/2019)”.
In particular, “the relevance of the inadequacy of the means of the former spouse applicant should be determined considering that the allowance is designed to ensure a level of income benchmarked to the past family dynamics and is therefore necessarily linked, according to the composite declination of its three components – welfare, equalization and compensation – to the past marital and family history, without being allowed to overstep in the undue locupletazione to the detriment of the other spouse. Therefore, “the equalizing-compensatory nature, which derives directly from the declination of the principle of solidarity, leads, therefore, to the recognition of a contribution aimed at allowing the applicant spouse not to achieve economic self-sufficiency on the basis of an abstract parameter, but the achievement in practice of a level of income appropriate to the contribution made in the realization of family life, in particular taking into account any professional expectations sacrificed.
In particular, the Supreme Court has clarified that this innovative direction must guide the investigation even in the judgment of revision of the divorce allowance, where, as in this case, the judges of merit is found the emergence of new facts.
The Court of Cassation held that, in the case in question, “the Court of merit … has limited itself to recall the duration of married life and the birth of a daughter and has not carried out any investigation aimed at ascertaining whether and to what extent the disappearance of the economic and financial imbalance between the former spouses has affected, in this case, the purpose of the divorce settlement”.
The Court of Cassation, therefore, upheld the former husband’s first ground of appeal, setting aside the contested decree within the limits of the accepted ground and referring the case to the Court of Appeal of Bologna, in a different composition.